Atri e dintorni



Un ricco percorso a piedi dentro Atri, visitando le ricchezze storico ed artistiche di questa cittadina, senza tralasciare panorami e bellezze naturali...



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Raggiungiamo la città di Atri.


Da viale Gran Sasso proseguiamo per viale Umberto I°, dove cerchiamo un parcheggio per la nostra auto; siamo a pochi passi da piazza Duomo, dominata dalla maestosa Cattedrale, il tempio romanico-gotico più importante dell'Italia centro-meridionale.



La visita merita la più grande attenzione. Si possono ammirare gli straordinari affreschi di Andrea De Litio, il maggior esponente della pittura rinascimentale abruzzese; nel pavimento, attraverso dei lastroni di vetro, i mosaici del vecchio tempio romano, l’organo a 6000 canne, oltre allo stupendo Chiostro e alla Vasca Limaria.

Annesso alla Cattedrale, troviamo il Museo capitolare medievale (085-8798140) che ospita una ricca raccolta di codici miniati, edizioni rare cinquecentesche, ceramiche artistiche di Castelli e di Atri, argenteria liturgica, preziosissime croci del XIII secolo.



Usciti dalla Cattedrale, incontriamo la chiesa di Santa Reparata, che conserva uno splendido ciborio ligneo, imitante quello bronzeo di San Pietro in Vaticano.


Proseguendo per corso Adriano, la chiesa di Sant'Agostino del XIV secolo, che conserva solo l'abside dell'epoca ed un pregevole portale dei maestri napoletani; la chiesa di San Francesco con la scenografica scalinata d’accesso e con all’interno otto cappelle decorate con stucchi di scuola napoletana; il Palazzo dei duchi Acquaviva, splendida costruzione trecentesca, oggi sede del Municipio; la chiesa di San Nicola, costruita nel 1256, con i pregevoli affreschi di Andrea De Litio.


Arrivati al Belvedere, oltre ad un meritato riposo, ammiriamo buona parte del territorio teramano con le sue dolci colline ricoperte di vigneti ed uliveti.


Se siamo dei buoni camminatori, seguendo brevemente la strada per Teramo, possiamo ammirare le formazioni più spettacolari dei Calanchi,



formati dal lento erodersi dell’argilla che ha dato vita a dei burroni la cui profondità può superare i trecento metri; hanno da sempre suscitato la fantasia popolare e degli scrittori che li hanno paragonati a bolge dantesche. Già riserva naturale, oggi sono stati riconusciuti d’importanza europea con decreto CEE e ospitano varie specie di rapaci e rare specie vegetali come i capperi, i carciofi selvatici e la liquirizia.


Tornati al Belvedere e proseguendo per via San Domenico, incontriamo la chiesa di San Giovanni Battista, del 1300; oltre al superbo portale all’interno è collocato un pregevole organo meccanico del 1716 perfettamente funzionante. Attaccata alla chiesa possiamo vedere l’unica porta rimasta della città medievale e i resti del Teatro Romano, che evidenziano l’importanza della città nell’epoca romana.


Il nostro itinerario prosegue con una visita al Museo Civico Etnografico (085-87721/085-8791210) , che raccoglie una serie di utensili, vasellame, arredi, macchinari, strumenti ed altro, non solo della civiltà contadina, ma anche delle arti minori che furono vanto e fondamenta della civiltà atriana, e al Museo Archeologico (0871-331668), dove sono esposti i numerosi reperti archeologici rinvenuti in Atri e nel suo territorio, tra cui numerose monete; la monetazione Atriana (Asse) viene ritenuta la più antica d’Italia e di gran lunga superiore a quella di Todi, Gubbio, Volterra e Roma.


A questo punto (siamo di nuovo nei pressi della Cattedrale), se le forze lo permettono, possiamo recarci al parco comunale (o Villa dei Cappuccini) e godere di un panorama splendido ed unico che svaria dalla costa adriatica alle colline, alla Maiella e al Gran Sasso.


Riprendiamo l’auto e lungo la statale per Silvi troviamo l’ingresso alle Grotte, una colossale opera umana che ha sfidato il tempo e conserva tuttora un fascino misterioso, richiamo per turisti e studiosi.


Sulla via del ritorno, all’altezza del casello dell’autostrada A14 Atri-Pineto, non mancate una visita al cenerone, un mini-vulcano che emette fango e metano, un fenomeno naturale che da sempre ha suscitato la fantasia popolare.



Il Cenerone, con il particolare di una piccola eruzione di metano


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